Scudetto? ’Spiaze’
Sì trattasse di un banale "calo" sarebbe comprensibile, o almeno in parte. Lo stop lungo mesi, "Anto’ fa caldo"… Ma qui non si tratta di un "calo", qui si parla di una Lazio molto più simile a quella di Ballardini che a quella di Sven Goran Eriksson.
Eh già, perché la Lazio pre-virus aveva entusiasmato al punto di guardarsi cotanto paragone.
Una squadra che non gioca più a memoria, che ha perso la memoria e non solo i 3 punti.
Dallo Scudetto alla paura di scivolare via dalla zona Champions League: ma il Tricolore si perde con le cosiddette "piccole".
Nessuno lo aveva detto ai ragazzi?
Avevamo fatto paura a tutti e, oggi, sogniamo inutilmente di poter somigliare, almeno lontanamente, all’Atalanta.
"Guarda mamma sono come il Sassuolo". Ah, no.
I biancocelesti crollano, ‘sta seconda posizione in classifica gli stava proprio sul c**o.
"Il secondo è solo il primo dei perdenti", citava un vecchio saggio, o uno che aveva semplicemente rosicato per essere arrivato terzo.
Quella che era la miglior difesa del campionato si è arenata, si è fermato pure il capocannoniere. 
Partecipare all’Europa vip per salvare la faccia. Ma la faccia di chi?
E tra i commenti sul web leggo alcuni "basta criticare".
Me li immagino già tutti in fila indiana con Lotito totem, a fare la voce grossa sul fatto tangibile che, da inizio stagione, l’unico obiettivo dichiarato era la zona Champions.
Ma credetemi, non è il nostro Tricolore, non vale il tricolore e se qualcuno vuole convincervi del contrario, fate spallucce.
Ciò che continuo a vedere in campo merita la critica e la delusione, vi spiego anche perché:
Perché qui a casa c’è un popolo che aveva creduto in uno Scudetto, aveva sognato durante tutto un isolamento, difficile, di rivedere la sua Lazio.
Gli Scudetti si perdono e forse non era ancora il tempo, però rimanere a testa alta è un’altra roba. Roba che mi sarebbe piaciuta.
Ma cosa c**o è successo?
Tutto è crollato, fisicamente e mentalmente.
La mancanza di gioie ha incrinato il morale.
La causa di questo tracollo però, è facilmente riconducibile alla preparazione atletica, i giocatori di Inzaghi crollano come mosche.
Il mister fa quel che può, cerca di salvare il salvabile chiedendo a chi sta a pezzi di stringere i denti e mandando allo sbaraglio giocatori impresentabili, anche loro reduci da malesseri ancora non smaltiti del tutto.
E lo staff medico è finito sul banco degli imputati, originando contrasti e liti.
Proprio Ivo Pulcini (responsabile staff medico) si è sfogato via social addirittura contro i nutrizionisti: «Talvolta nutrizionisti o sedicenti tali esagerano a danno del risultato».
Lotito si è incazzato, proprio lui che aveva combattuto affinché questo campionato ripartisse.
In un ambiente così scombussolato, è difficilissimo raccogliere le idee. 
La Lazio del dopo-virus è un groviglio di gambe e di idee che non girano. 
In tutto ciò però, non è un discorso astruso l’asserire con fermezza che qualcosa a livello di preparazione non è andata nel verso giusto.
La Lazio è diventata una Peroni lasciata al sole…. Inimmaginabile… 
Il sogno Scudetto è morto tra le parole di Simone Inzaghi in quel di Lecce: "spiaze".

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